25 febbraio 2010

Competenze digitali per giovani cittadini europei

Un convegno che si preannuncia interessante, domani 26 febbraio 2010, presso l'auditorium dell'Istituto Zanon, a Udine.

Si intitola "E-SKILLS. Competenze digitali per giovani cittadini europei", l'organizzazione è a cura dell'ANSAS (ex-IRRE), nucleo FVG.
Presso questa pagina trovate il programma e la presentazione.

Mi preoccupa un po' la lista di autorità e personaggi, che come al solito mancheranno il punto della situazione per parlare magari delle loro piattaforme di e-learning o dei risvolti politici della riforma Gelmini.
Speriamo qualcuno sappia inquadrare correttamente il passaggio dalle competenze digitali alla cittadinanza digitale, per come spesso si è scritto su questo blog.

19 febbraio 2010

Alfabetizzazione e competenze per il XXI secolo

Premessa
Oltre infatti a definire una capacità di base skill dell'individuo, ovvero l'acquisizione di una padronanza su un codice semiotico riferito in questo caso alla lingua scritta (l'alfabeto, la produzione linguistica base), literacy in inglese reca con sé delle indicazioni sulle competenze del parlante, ovvero sul suo saper trasferire quelle abilità in altri campi di applicazione, sul suo saper astrarre da quella conoscenza delle regole di funzionamento grammaticale più ampie: oltre a un fare la parola "alfabetizzazione" andrebbe anche in italiano compresa per la sua capacità di denotare un certo saper fare del parlante.

Tant'è che in inglese questo insieme di abilità e competenze (marcato dal suffisso -acy) quando è riferito alla lingua scritta e parlata può essere denominato appunto literacy, e restando dentro questa concezione può essere esteso a altri campi dello scibile: ragionando di abilità e competenze di tipo matematico può essere coniata e utilizzata la parola numeracy, mentre dovendosi riferire all'insieme "grammaticale" della Tecnologia (dagli artefatti ai sistemi, dal martello agli impianti industriali) ci si può riferire al termine Technacy.
In italiano, a meno di non voler coniare dei neologismi, dobbiamo aggiungere degli aggettivi: abbiamo l'alfabetizzazione letteraria, l'alfabetizzazione matematica, l'alfabetizzazione tecnologica (e si potrebbe continuare ragionando di Media Literacy, Emotional Literacy, Visual Literacy).


Interessante inoltre notare come il parallelo con la secolare articolazione della grammatica linguistica e letteraria permetta anche nel caso della Cultura tecnologica la descrizione di determinati Generi tecnologici (altra voce di Wikipedia che ho ritenuto utile tradurre dall'inglese), sulla falsariga di quanto ragionando di lettere viene fatto con i Generi letterari.

Agli occhi di un semiotico, non vi è nessuna differenza tra la grammatica di una lingua e la "grammatica" di un territorio: si tratta sempre di testi scritti dalle collettività umane, di cui bisogna individuare gli elementi semantici, sintattici e morfologici di base, e comprendere i codici di funzionamento linguistico.

Alfabetizzazione e competenze per gli abitanti del XXI secolo
Partendo da una segnalazione di Granieri, torniamo a parlare di come la Scuola o comunque i sistemi formali dell'Educazione alle nuove generazioni debbano farsi carico del fornire agli alunni alcune coordinate per la comprensione del mondo in cui si troveranno a vivere.
Granieri è notoriamente scettico sulle possibilità del sistema-Scuola di assolvere a questo compito, in quanto la struttura e l'organizzazione stessa scolastica (a partire dalla forma fisica stessa delle aule, dalla ripartizione storica in obsoleti curricoli delle conoscenze, dai ruoli e dalle competenze dei formatori, dalla notoria lentezza burocratica dell'Istituzione) impedisce nei fatti di preparare i giovanissimi a essere fruitori critici e consapevoli di questa nostra realtà sociale liquida, in rapido cambiamento.
La Scuola, così come è fatta oggi, "non ce la fa a star dietro" alla velocità del mondo moderno, e ovviamente questo si nota maggiormente nel caso della Cultura Tecnologica e Digitale, e nei modi in cui oggi viene promossa una seria Educazione alla Cittadinanza Digitale.
Molte volte ne abbiam parlato su questo stesso blog.

Certo, la "postura mentale" della Scuola, eccessivamente focalizzata sulla cosiddetta "alfabetizzazione informatica" spicciola alle TIC (il solito pacchetto Office, e non invece le mappe satellitari da abitare, i Luoghi di socialità in rete, i Luoghi della comunicazione Scuola-Territorio) e sulla dotazione di hardware come intervento risolutorio (i magniloquenti discorsi sulle LIM, o sul pc in classe, quando mancano connessioni veloci, wifi, competenze aggiornate negli insegnanti a essere innanzitutto Cittadini digitali per essere proficuamente Docenti digitali), impedisce di scorgere chiaramente quali siano gli obbiettivi formativi della persona (e non solo curricolari) che vanno rapidamente tenuti in considerazione, per evitare di dover riconsegnare alla società una volta maggiorenni degli individui pronti per vivere nel Novecento, e non dentro questo XXI secolo radicalmente diverso da ciò che lo ha preceduto.

Ecco alcune indicazioni per le competenze da possedere (non solo abilità!), per chi abita nella modernità e per lavoro si occupa di Educazione. Si tratta di una rapida traduzione di quanto trovato da Granieri qui.

Alfabetizzazioni e competenze del XXI secolo
In questa nostra epoca digitale, gli educatori devono padroneggiare alcune abilità conoscitive cruciali. Quali? Il teorico dei media, nonché concreto professionista, Howard Rheingold ha parlato di quattro “Alfabetizzazioni del Ventunesimo secolo" - attenzione, partecipazione, collaborazione e consapevolezza della rete - a cui dobbiamo orientarci, che dobbiamo comprendere e coltivare nell'era digitale (vedi qui). Tutti conosciamo le tre alfabetizzazioni standard del "leggere, scrivere, far di conto". Che altro è richiesto nella nostra era digitale? Il futurista Alvin Toffler sostiene che, nel ventunesimo secolo, dobbiamo conoscere non solo quelle tre, ma anche come imparare, disimparare e re-imparare. Ragionando su queste suggestioni, ecco qui dieci alfabetizzazioni che sembrano cruciali per la nostra era digitale. Nessuna di queste è rintracciabile nella "metrica" normale del nostro sistema educativo, tuttavia tutte sono abilità cruciali per il nostro tempo.

Attenzione:  Quali sono i nuovi modi con cui prestiamo attenzione nell'era digitale?  Come dobbiamo cambiare i nostri concetti e pratiche dell'attenzione per una nuova era?  Come impariamo e pratichiamo nuove forme di attenzione nell'era digitale?

Partecipazione:  Soltanto una piccola percentuale di coloro che usano i nuovi media partecipativi contribuisce realmente. Come incoraggiamo l'interazione e la partecipazione significativa?  Con quale obiettivo, a livello culturale, sociale, o civico?
Collaborazione:   Come incoraggiamo forme di collaborazione significative e innovative?  Gli studi indicano che la collaborazione può riconfermare semplicemente il consenso, agendo più come pressione esercitata dal gruppo dei pari piuttosto che come una leva al vero pensiero originale.  Andrebbe forse coltivata una metodologia di “collaborazione per differenza" per potenziare e orientare in modo più significativo e efficace l'apporto che i diversi gruppi possono fornire.

Consapevolezza della rete:  Che cosa possiamo fare per meglio capire sia in che modo prosperiamo come individui creativi sia per comprendere appieno il nostro contributo all'interno di una rete fatta di altre persone?  Come avere una comprensione adeguata di cosa sia una rete allargata, e ciò che possiamo da essa ottenere?

Disegno e progettazione:  In che modo l'informazione è convogliata nelle diverse forme digitali? In che modo capiamo e pratichiamo gli elementi di una buona progettazione in quanto parte delle nostra comunicazione e delle nostre pratiche interazionali?

Descrizione, narrazione:  In che modo gli elementi narrativi modellano le informazioni che desideriamo trasferire, aiutandole ad avere forza in un mondo fatto di flussi informativi moltiplicati e tra loro in competizione?

Consumo critico dell'informazione:  Senza un filtro (quali i redattori, gli esperti ed i professionisti), molte informazioni sul Internet possono essere inesatte, ingannevoli, o inadeguate.  Anche i media tradizionali, naturalmente, risentono di questi difetti che però oggi sono esacerbati dalla diffusione digitale.  Come impariamo a essere critici?  Quali sono gli standard della credibilità?

Digital Divide, partecipazione digitale:  Quali divisioni ancora permangono nella cultura digitale?  Vi sono aspetti basilari dell'economia, della cultura, e dei livelli di alfabetizzazione che dettano non solo chi può partecipare all'era digitale ma anche come partecipiamo?

Etica e tutela:  In che modo etico e responsabile possiamo muovere partendo da partecipazione, scambio, collaborazione e dalla comunicazione in direzione di una maggiore qualità sociale del vivere, grazie agli strumenti digitali?

Apprendere, disimparare e re-imparare:   Alvin Toffler ha detto che, nel mondo in evoluzione rapida del ventunesimo secolo, l'abilità più importante è avere la capacità di fermarsi, vedere che cosa non sta funzionando e conseguentemente scoprire i modi per disimparare i vecchi modelli e reimparare a imparare.  Questo richiede il coinvolgimento di tutte altre abilità, ma si tratta forse della singola capacità che è più importante insegnare.  Significa che, ogni volta che qualcuno pensa in maniera nostalgica, domandandosi se “i bei vecchi tempi" torneranno, un riflesso "disimparante" possa rapidamente forzare quelle persone a pensare che cosa realmente significa una tal comparazione, che vantaggio ci porta, e cosa di buono possa fare provare a invertire il pensiero stesso. Cosa possono portare "questi nei nuovi giorni"?  Proprio in quanto esperimento di pensiero gedanken experiment - il tentativo di disimparare le nostre risposte irriflesse, automatiche, alla situazione del cambiamento è l'unico modo di riflettere veramente sulle nostre abitudini nel resistere al cambiamento.


17 febbraio 2010

La Scuola? Ha un futuro alle spalle

Avrei voluto ancora una volta mostrare agli insegnanti la bellezza di una didattica moderna, in grado di utilizzare sapientemente gli strumenti tecnologici già oggi disponibili (e-book, i nuovi tablet come iPad, le LIM); trovate alcune suggestioni qui e qui, in inglese, e molto altro in italiano usando Google appropriatamente. 

Come abbiam capito nel corso degli anni, una singola tecnologia in classe rivoluziona l'intero modo di fare scuola, se intesa e utilizzata in maniera "immersiva", e non semplicemente come strumento succedaneo di qualcosa già esistente.
Se usiamo una lavagna elettronica come quella in ardesia, nulla cambia, e nemmeno l'insegnante è motivato a indagare (lo imporrebbe la sua professionalità) nuove possibilità per moltiplicare l'efficacia della didattica, avendo come riferimento l'apprendimento.
Ma appunto tutto ciò che ruota intorno a quella specifica tecnologia riceve delle spinte al cambiamento, per adeguarsi alle nuove potenzialità permesse dal dispositivo.
Questo significa che intorno per esempio a "un iPad per ogni studente" avverrà una riprogettazione dell'editoria scolastica, del testo scolastico stesso (modulare, ipermediale), dei flussi conversazionali dentro cui avviene l'apprendimento nelle singole classi ormai connesse,  delle competenze degli insegnanti chiamati a produrre i propri libri di testo da distribuire agli studenti, dell'edilizia scolastica che deve rapidamente adeguarsi alle odierne necessità offrendo connessioni wireless ubique, perfino delle aziende che producono gli zainetti, le quali dovranno mettere sul mercato prodotti pensati per ospitare comodamente un tablet di un chilo, e non più quindici chili di libri.

Poi tutto si blocca, davanti a un dirigente miope, a insegnanti timorosi ignoranti e arroganti, a riforme scolastiche indegne.
Ecco Maragliano, come commento a una discussione sulle LIM:
La fortuna delle LIM è di chiamarsi lavagne. Se venissero usate da individui e individue con buona familiarità con la comunicazione di rete si potrebbe capire che LIM sta a lavagna d’ardesia come cavallo sta ad auto. Nella mia auto ci sono cavalli, che però non nitriscono. Nelle aule italiane ci sono LIM che nitriscono, perché restano lavagne. Come uscirne? In un altro paese, in un’altra cultura, anzi in un’altra antropologia si potrebbe sostenere che il problema non è scolastico o pedagogico, ma civile. Insomma, invece che perdere tempo dietro a diatribe interessate (vedi i paginoni di ieri, domenica 7 febbraio 10, sul Corriere, con i soliti allarmi su Internet che disinsegna a leggere e scrivere) si dovrebbero rendere sempre più attivi e vicolanti i servizi civili sul web (pagamenti, atti amministrativi e burocreatici, fonti di informazione), sempre più vantaggiose le offerte di connessione da qualsivoglia attrezzo, sempre meno eccezionale il ricorso alla rete come luogo di incontro e condivisione. In un altro paese. Diverso dal nostro. 
Allargando giustamente il punto di vista, Maragliano sottolinea come la mancata comprensione dello strumento dipenda dalla mancanza di un retroterra culturale, di una cornice interpretativa dentro la mente degli insegnanti e dei pubblici decisori che permetta di inquadrare appieno le potenzialità offerte in questo caso dalla lavagna multimediale interattiva.
Perché gli insegnanti digitali devono essere innanzitutto cittadini digitali, per poter anche solo concepire la propria professionalità. Ma purtroppo in italia tutto quello che riguarda la Cultura Digitale (dall'alfabetizzazione informatica, alle dotazioni tecniche per sopperire al digital divide, alle competenze digitali da disseminare tra i cittadini e a scuola, all'Educazione alla Cittadinaza Digitale) è stato raccontato dai media tradizionali sempre con toni scandalistici, o terroristici, o aneddotici, incapaci di costruire una adeguata comprensione dei cambiamenti tecnosociali degli ultimi vent'anni, né d'altra parte le politiche governative hanno saputo introdurre innovazione concreta, nei banali processi di funzionamento della Pubblica Amministrazione.

Quindi: volevo parlarvi del magnifico futuro che attende la Scuola e il fare scuola moderno, e invece mi accorgo che nel 2010 non viene nemmeno garantita la possibilità di aver cura delle nuove generazioni con gli stessi livelli qualitativi del secolo scorso.
Le ragioni di tanto magone? Ho visto la puntata di "Presa diretta", la trasmissione Rai di Riccardo Iacona dedicata alla Scuola, e ho letto questo commento di Mauro Biani. 
E' disponibile sul sito Rai.tv, oppure su YouTube, nel canale della Rai.

La Scuola per definizione agisce sul futuro: sarà perfettamente inutile lamentarsi nel 2025, quando vedremo ovunque i danni sociali causati dalle miopi scelte odierne.


9 febbraio 2010

Tecnologie appropriate all'ambiente naturale

Incollo qui uno scritto di Giulio Ripa (addirittura in copyleft, ma linkare la fonte non costa nulla) dove viene proposta un'analisi comparativa tra ecosistema e tecnosistema, per definire le caratteristiche delle tecnologie appropriate all'ambiente naturale.
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I principi dell'ecologia ci inducono a pensare di avere, come necessario punto di riferimento, la struttura e le funzioni di un ecosistema, nella progettazione dei sistemi territoriali fisici costruiti dall'uomo (sistemi tecnologici).

L'unità funzionale nello studio dell'ambiente naturale è l'ecosistema, cercheremo allora di considerare nello studio dei sistemi tecnologici, per facilitarne l'analisi, delle unità funzionali che chiameremo tecnosistema.
Il tecnosistema può essere considerato alla stessa maniera dell'ecosistema in quanto sia nell'uno che nell'altro sistema possono definirsi le funzioni di produzione, consumo, decomposizione.

Le somiglianze tra questi due sistemi ambientali quello naturale e quello tecnologico sono ovvie e possono essere studiate e valutate allo stesso modo, anche perché non bisogna dimenticare che il tecnosistema è in effetti esso stesso una parte dell'ecosistema.
La successione (sviluppo) di un ecosistema tende al suo culmine ad un ecosistema maturo (climax), che denota il massimo grado di equilibrio con l'habitat fisico in cui per unità di flusso energetico disponibile viene raggiunto il mantenimento massimo della complessa struttura della biomassa (es. foreste tropicale, barriere coralline, etc).
Partendo quindi dalle caratteristiche prevedibili dell'adattamento e sviluppo di un ecosistema maturo, possiamo definire parallelamente le caratteristiche che dovrebbe avere un tecnosistema "maturo", considerato come un "ambiente dove l'energia fluendo in un insieme di componenti tecnologici interdipendenti, trasforma e ricicla la materia".

Dal confronto seguente possiamo delineare una strategia per scegliere le tecnologie appropriate all'ambiente naturale in cui i sistemi ambientali tecnologici (tecnosistemi) siano organizzati in modo analogo ai sistemi ambientali naturali (ecosistemi), integrandoli nella struttura e funzionamento della natura.

Stabilità produttiva
  • Ecosistema: nei sistemi maturi si tende alla stabilità produttiva, l'energia fissata tende ad essere bilanciata dal costo di mantenimento e controllo della comunità biotica. Si dimensiona il tutto sull'imput costante dell'energia solare.
  • Tecnosistema: un tecnosistema maturo si dimensiona sull'imput di fonti energetiche e risorse rinnovabili (biomasse, sole, vento, etc.). Il sistema produttivo deve raggiungere una condizione di "crescita zero" almeno per quanto riguarda l'accumulo dei mezzi di produzione e i prodotti che ne derivano. L'unica crescita è dedicata al controllo ed al mantenimento della qualità del sistema (conservazione dell'energia, efficienza energetica, riciclaggio, etc).

Specializzazione
  • Ecosistema: la distribuzione spaziale delle specie componenti l'ecosistema è ottimizzata in funzione della specializzazione. Ogni specie vivente ha la sua nicchia ecologica per svolgere caratteristiche funzioni biologiche adattate al proprio habitat.
  • Tecnosistema: distribuzione territoriale delle attività del sistema tecnologico, facendo uso di tecnologie appropriate agli scopi finali in modo da migliorare il rendimento del secondo ordine nelle trasformazioni energetiche; usare quindi tecnologie che devono essere coerenti all'uso finale di energia anche nel suo aspetto qualitativo.

Biodiversità
  • Ecosistema: la diversità di specie è alta. Lo sviluppo della biodiversità, insieme alla distribuzione spaziale delle specie favorisce l'uso delle risorse del territorio dando origine ad un sistema complesso ben equilibrato e stabile, con maggiori possibilità di controllo.
  • Tecnosistema: uso del concetto di bacino idrografico che unisce attributi naturali ed attributi culturali. Questo favorisce soluzioni tecnologiche diversificate, corrispondenti per scala e distribuzione geografica ai bisogni dei consumatori finali, grazie alla reperibilità della maggior parte dei flussi energetici rinnovabili, in modo tale che l'offerta di energia è in realtà un insieme di singoli e limitati apporti, ciascuno dei quali in grado di assicurare l'optimum di efficienza in circostanze definite in rapporto all'utilizzo finale (es. aerogeneratori, biocarburanti, pannelli solari, celle fotovoltaiche, celle a combustibile, etc).

Riciclo della materia
  • Ecosistema: i sistemi maturi presentano, una maggiore capacità di trattenere la materia, riciclandola attraverso la chiusura dei cicli biogeochimici. Mediante la decomposizione dei residui organici si riciclano i nutrienti inorganici come fonte di approvvigionamento per le piante. E' rispettato così l'equilibrio tra la velocità di produzione e la velocità di decomposizione.
  • Tecnosistema: riciclo dei prodotti di scarto, attraverso la raccolta differenziata dei rifiuti, il recupero o la trasformazione (decomposizione) dei rifiuti mediante digestione e fermentazione anaerobica, compostaggio in prodotti collaterali (es.compost, biogas, idrogeno, metano, etanolo, etc). Nei sistemi maturi è necessario l'uso di materiali biodegradabili che permettono il ritorno dei residui nella fase di produzione, in modo che ogni prodotto di scarto del passaggio precedente nella catena di produzione, distribuzione e consumo sia l’input di quello successivo. Il processo tende così alla ciclicità. In particolare l’utilizzazione delle biomasse per fini energetici non contribuisce all’effetto serra, poiché la quantità di anidride carbonica rilasciata durante la decomposizione, sia che essa avvenga naturalmente, sia per effetto della conversione energetica, è equivalente a quella assorbita durante la crescita della biomassa stessa; non vi è, quindi, alcun contributo netto all’aumento del livello di CO2 nell’atmosfera.

Autoregolazione
  • Ecosistema: se il sistema viene in qualche modo alterato dall'esterno, tende a modificarsi fino a raggiungere una condizione di stabilità attraverso meccanismi di autoregolazione (omeostasi). Per cui le funzioni di ogni organismo vengono integrate rispetto alle altre funzioni dell'ecosistema, di conseguenza viene privilegiata la qualità a discapito della quantità massima della produzione che può essere mantenuta.
  • Tecnosistema: impiegare tecnologie integrate in modo tale da mettere l'accento su criteri qualitativi riguardante il tecnosistema come un tutt'uno. Le tecnologie integrate fanno ricorso, da un lato, all'uso di diverse fonti energetiche rinnovabili e, dall'altro, a sistemi di cogenerazione atti a migliorare i rendimenti dei vari processi (es. sistemi di cogenerazione di energia elettrica e calore).

Rallentamento entropia
  • Ecosistema: nell'ecosistema maturo la degradazione dell'energia con la conseguente crescita nel tempo dell'entropia viene ritardata dalla disponibilità di informazione ecologica. L'ecosistema tende ad avere energia più disponibile nelle reti alimentari, utilizzando l'energia solare per la produzione di materia organica (fotosintesi clorofilliana), ma anche altri flussi energetici non propriamente solari (vento, maree, etc) e tutta una gamma di flussi di informazione ecologica che ottimizzano l'impiego di energia, rallentando la dispersione dell'energia fissata dai vegetali.
  • Tecnosistema: il rallentamento della crescita dell'entropia, si ottiene con un sistema di tecnologie integrate, usando tecnologie a bassa intensità d'energia, dimensionando il sistema sull'imput di fonti energetiche e risorse rinnovabili, utilizzando in "cascata" gli stessi flussi energetici a crescenti entropie per utenze differenziate in base agli scopi finali, tenendo anche conto nelle pianificazioni territoriali, per la conservazione dell'energia, delle condizioni fisiche esistenti come clima, terreno, etc, (es. bioarchitettura, sistemi passivi).

Autosostentamento
  • Ecosistema: il sistema tende ad organizzarsi in modo tale da provvedere autonomamente a tutti i suoi bisogni. Utilizzando al meglio tutti gli elementi interni al sistema e minimizzando gli scambi di energia e materia con l'esterno, il fine ultimo del sistema è l'autosufficienza, dove la qualità prevale sulla quantità.
  • Tecnosistema: un tecnosistema maturo tende all'autosufficienza utilizzando nel modo migliore fonti energetiche e risorse locali. In esso viene privilegiato il principio seguente "la produttività ottimale che tiene conto della qualità del sistema (conservazione dell'energia, riciclo della materia, efficienza energetica, minimo impatto ambientale, sicurezza sul lavoro, etc) è sempre minore della produttività massima raggiungibile". Ciò è giustificato dal fatto che un qualsiasi aumento della produttività avviene sempre a spese del mantenimento e del controllo del sistema stesso. In conclusione possiamo constatare da questa analogia tra ecosistema e tecnosistema che il problema critico è come l'uomo progetta e controlla lo spazio vitale trasformando energia e materia nel rispetto della natura. Dunque, scegliere tecnologie appropriate all'ambiente naturale, guidate dai principi dell'ecologia, avendo come obiettivo sia il risparmio energetico sia la salubrità dei processi produttivi per una migliore qualità della vita.
Giulio Ripa

6 febbraio 2010

Libri, e-book reader, Garamond


Leggere su schermo è realtà.
La tecnologia della stampa e l'industria tipografica hanno accompagnato l'umanità negli ultimi cinquecento anni, forgiando profondamente la forma delle società, consentendo la diffusione della Conoscenza e del pubblico dibattito in modi mai visti precedentemente. Biblioteche, quotidiani, manuali professionali, enciclopedie, testi scolastici. Il libro stampato di carta è tuttora il simbolo del Sapere per come le nostre generazioni hanno avuto accesso allo Scibile, e oggi il suo monopolio in quanto supporto alla Conoscenza viene insidiato dal testo in formato elettronico.

Sappiamo che le tecnologia si integrano, non si sostituiscono l'una con l'altra - il cinema non ha fatto scomparire il teatro, la tv non ha fatto scomparire la radio - e conseguentemente non è il caso di parlare di morte del libro, perché si tratta solo di prendere atto di una modificazione tecnologica del supporto. Dalla carta e dall'inchiostro ora si passa a pixel e bit.
Il libro diventa un e-libro, un libro elettronico, un e-book.

Già da molti anni leggiamo i testi scritti sullo schermo, ma rimaniamo vincolati ad un hardware piuttosto ingombrante, il computer; non va sottovalutata inoltre la difficoltà che l'occhio umano incontra nel procedere per lunghe ore alla lettura su uno schermo retroilluminato, come quello che probabilmente ora avete davanti agli occhi, con tecnologia tipo tubo catodico oppure LCD.
Gli e-book, da intendere come testi correttamente impaginati, esistono da molti anni, ma ciò che ultimamente ha messo in fibrillazione il mondo editoriale e i lettori è la commercializzazione di dispositivi di lettura dei libri elettronici, gli e-book reader, basati su una tecnologia completamente diversa, riassumibile nella locuzione e-paper, ovvero la carta elettronica.
Il Kindle o lo Cybook e i molti altri dispositivi che si cominciano a vedere nei negozi e in vendita nelle librerie offrono un'esperienza di lettura perfettamente paragonabile a quella del libro tradizionale, dove le lettere spiccano distinte sulla pagina anche se siete in spiaggia sotto il sole, cosa notoriamente complicata se utilizzate a esempio un pc portatile.

Sono evidenti le motivazioni economiche della pubblicazione di un libro in formato elettronico, legate al costo della carta e della stampa e della distribuzione fisica di un oggetto materiale, e non vanno sottovalutate le potenzialità insite del testo elettronico, relative alla sua facile manipolazione (copiaincolla, commento, inoltro, organizzazione modulare) da parte del fruitore, nonché la sua ubiquità, in quanto indifferente al supporto fisico: potete leggere lo stesso contenuto sul pc, sul cellulare, sull'ebook reader, sui nuovi tablet come l'iPad, e potete anche stamparlo, ma perché consumare carta?
Su un e-book reader potete archiviare e mantenere sempre disponibili migliaia di libri, le batterie durano per giorni, è spesso presente la connessione wifi con cui potete rapidamente aggiornare la vostra libreria elettronica, acquistando direttamente i libri dall'editore oppure scaricando le migliaia di testi anche gratuiti già ora disponibili, oppure ottimizzando i vostri documenti per la lettura su questi dispositivi.

Ci sarebbe da fare tutto un bel discorso sui cambiamenti che l'introduzione che il libro in formato elettronico porterà nel mondo scolastico, che mi riporometto di affrontare meglio in futuro.
Il malloppo cartaceo, le antologie e i libri di testo che ora gli studenti mettono nello zaino non avrà più motivo di esistere, visto che con un semplice lettore porteranno con sé tutto ciò che serve loro.
Sarà facile per gli insegnanti costruire i propri libri di testo, organizzando e rendendo disponibili immediatamente le proprie dispense alla classe.
Gli stessi libri di testo frutto di progettazione editoriale vedranno radicalmente cambiare la propria forma, in direzione di una maggiore modularità (in quanto studente potrò acquistare e scaricare solo quelle parti del testo pertinenti al programma scolastico) e di una impaginazione nativamente pensata per sfruttare le potenzialità offerte dai collegamenti ipertestuali e dalla facilità di accludere materiale multimediale (filmati, fotografie, clip audio) nel corpo dell'opera.

Se volete, trovate qualche ragionamento qui su SchoolBookcamp, una community dedicata al futuro dei testi scolastici in formato elettronico.
Segnalo anche questo articolo di Granieri che prova a indagare i cambiamenti culturali dal punto di vista editoriale, come pure questo articolo sul Sole24ore sugli e-book.
Si è inoltre tenuto recentemente presso la casa editrice Apogeo a Milano un incontro pubblico, e cliccando qui potrete accedere alla pagina dove sono stati resi disponibili i materiali e i video delle relazioni.

L'ultimissima novità è poi costituita dalla pubblicazione da parte di Garamond di questo e-book dedicato agli insegnanti, intitolato "Insegnare e apprendere con gli e-book", a cura di Mario Rotta, Michela Bini e Paola Zamperlin.
Si tratta di un e-book regolarmente in vendita, ma il prezzo potete farlo voi, letteralmente, decidendo quanto pagare l'opera.
Curioso? No, è semplicemente il mondo che sta cambiando, e certi vecchi meccanismi economici, ormai inadeguati ai tempi, possono essere tranquillamente accantonati.