tag:blogger.com,1999:blog-2410646629264317956.post6537728121975976945..comments2024-01-18T16:36:03.082+01:00Comments on NuoviAbitanti: La Scuola di domani: aperta, connessa, sociale.nuoviabitantihttp://www.blogger.com/profile/05954368550966179235noreply@blogger.comBlogger2125tag:blogger.com,1999:blog-2410646629264317956.post-35812582567702013142009-04-05T12:33:00.000+02:002009-04-05T12:33:00.000+02:00Lorenza, onoratissimi che tu venga qui a contamina...Lorenza, onoratissimi che tu venga qui a contaminare il blog dei NuoviAbitanti :)<BR/><BR/>Come più volte qui e su altri blog vado ripetendo, nessun addestramento agli strumenti potrà modificare la scuola come organizzazione e la didattica in classe in direzione di un approccio <I>social</I>, collaborativo, contestualizzato rispetto alle risorse territoriali, osmotico.<BR/>Perché gli strumenti per quanto 2.0 continuerebbero a "cadere", continuerebbero ad aver senso dentro una formamentis comunque incapace di coglierne gli aspetti innovativi.<BR/><BR/>Da qui, la necessità più volte ribadita di considerare piuttosto gli strumenti come ambienti, e come tali raccontarli innanzitutto agli insegnanti, auspicando che in seguito il medesimo approccio venga da questi ultimi seguito nel lavoro concreto in classe.<BR/><BR/>Ma tutto questo non può (psicologicamente, esperienzialmente) avvenire se gli insegnanti non provano ad avventurarsi personalmente nella parte abitata della Rete, se non diventano essi stessi abitanti, coinvolti e partecipi nell'aver cura dei nuovi territori digitali da cui in modo del tutto informale le giovani generazioni traggono valori e orientamenti rispetto al proprio agire.<BR/>Ma hai ragione, tutto ciò è faticoso, significa sporcarsi le mani, mettersi in discussione, perdere quote di autorevolezza (in realtà, perde autorevolezza solo chi la fonda malamente sugli strumenti), e quel che è peggio stanno arrivando un po' di persone ora a sproloquiare di Scuola20 senza aver idea di cosa stanno parlando (gli stessi per cui una LIM in classe è da sola in grado di trasformare l'ambeinte in tecnoclasse, perdendo di vista l'apprendimento significativo), senza avere l'umiltà di leggere cosa si è detto in Rete in questi anni su questi argomenti e sulle considerazioni anche deontologiche riguardanti il "fare" degli insegnanti in classe.<BR/><BR/>Sono notoriamente pessimista: non credo nulla cambierà, finché un terzo almeno degli insegnanti italiani non avrà un account personale su youtube, su wikipedia, un blog personale più o meno di contenuto relativo alla didattica, non proverà a fare audiovideo con consapevolezza di media education, a usare le mappe satellitari o insomma tutte queste nuove bellissime competenze digitali, che ci rendono cittadini prima ancora di insegnanti (e non posso essere un buon insegnante se non sono un buon cittadino/abitante, critico e consapevole).<BR/><BR/>Speriamo questi tempi passino senza far troppi danni, speriamo che i ragazzi trovino - come ogni generazione necessariamente ribelle ha saputo fare - le scintille di intelligenza sparse nel mondo biodigitale, che oggi nessuno sa loro indicare dentro l'educazione formale.<BR/>Il problema è che questi sono tempi veloci, e star fermi sei mesi come scuola significa perdere anni di vita degli studenti, nel dar loro le bussole per orientarsi alla società moderna.<BR/>Incrocio le dita, e non demordo :)Giorgio Jannishttps://www.blogger.com/profile/18199712341258702981noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2410646629264317956.post-36985175824171461342009-04-05T11:47:00.000+02:002009-04-05T11:47:00.000+02:00Ci credo, ho sempre creduto nello scenario che des...Ci credo, ho sempre creduto nello scenario che descrivi: tant'è vero che intitolai il mio blog ddattico, ormai desolatamente abbandonato, proprio "Fuori di Classe", nell'idea di abbattere il muro fra la classe e il "resto del mondo" proprio grazie alla tecnologia "sociale" del web. Il punto è che in qui in Italia sembra una cosa complicatissima da fare: i colleghi ti guardano male, sono gelosissimi del loro pezzettino di potere "disciplinare" garantito dalla porta chiusa quando sono in classe ("mi chiudo la porta alle spalle e faccio quello che mi pare")e non hanno mica tanta voglia di mettersi in gioco. Insomma, si fa una gran fatica e non è detto che ogni tanto non si provi la tentazione di lasciar perdere la sfida e, appunto, fare le cose come si son sempre fatte, cattedra, registro (cartaceo), voti, foglio protocollo per i compiti, piuttosto che battere altre strade raramente comprese e condivise.Floria/lorenzahttp://contaminazioni.splinder.comnoreply@blogger.com