Il ministero della Pubblica Distruzione ha sostenuto l’esame di immaturità ed è stato promosso a pieni voti in entrambe le materie: superficialità e ignoranza. Davvero originale l’idea di scegliere per il tema di letteratura una poesia di Eugenio Montale dedicata a un maschio, chiedendo agli studenti di commentare «il ruolo salvifico e consolatorio svolto dalla figura femminile». Eppure, prima di assegnarla a centinaia di migliaia di maturandi, sarebbe bastato compiere un piccolo sforzo: leggerla. «O vero tu sei dei raminghi che il male del mondo estenua».
Raminghi. Non raminghe. È così che la scuola italiana va a ramengo. Raminghi: plurale maschile. Una nozione da terza elementare, quindi alla portata persino di un funzionario della commissione ministeriale. Ma anche un ripetente cronico avrebbe potuto scansare la figuraccia, se solo avesse avuto l’audacia di leggere la nota che accompagna la dedica della poesia («a K.») in tutte, dicesi tutte, le raccolte antologiche: «K. è il danzatore russo Boris Kniaseff, che Montale conobbe a Genova, dopo averlo ammirato al Teatro Verdi». (I Meridiani, pagina 1070).
Qualcuno ha avvertito il tipico olezzo della censura: un funzionario con le lancette ferme al 1950 che modifica la poesia di un maschio (etero) sul fascino di un altro maschio, trasformando il ballerino in ballerina. Invece l’unico odore che trapela è quello della sciatteria. Dietro la topica dell’anno non affiora un Catone, ma un Pigrone. Una persona ignorante, superficiale e frettolosa, che ha svolto il suo compito senza cura né rispetto. Ed è proprio questo il punto. Da tempo abbiamo rinunciato alla speranza che la scuola trasmetta ai ragazzi la cultura. Però continuiamo a pretendere che insegni loro, con l’esempio, un po’ di umanità. E un uomo che vive e lavora nella trascuratezza non è un uomo. È un parassita o un frustrato: in entrambi i casi un morto dentro.
Certe derive vanno fermate prima dell’irreparabile. Prima cioè che ci tocchi rileggere un comunicato come quello diffuso martedì sera dal Quirinale, dove qualche funzionario ha messo in bocca all’ignaro Napolitano una frase di condoglianze per la morte dello scrittore Mario Rigoni Stern che faceva riferimento alle «montagne trentine dell’altopiano di Asiago». Ora, ai tempi di Internet, non è più così difficile imparare la geografia. Basta andare su un qualsiasi motore di ricerca, battere «Asiago» e la prima cosa che comparirà sullo schermo sarà la Provincia di appartenenza: VI. Che non sta per Vero Ignorante, ma per Vicenza: splendida città del Veneto, mica del Trentino. La fretta e la superficialità, anche lì. E anche qui: ogni giorno sui quotidiani escono errori e inesattezze per le quali incolpiamo i ritmi di lavoro troppo concitati.
Però alcuni errori rimangono più gravi di altri, per via del loro valore emblematico. Quello del commissario ministeriale che ha cambiato sesso al ballerino di Montale appartiene alla categoria. Perciò invitiamo l’implacabile Brunetta a telefonare alla sua collega dell’Istruzione, affinché si proceda all’identificazione del colpevole. Uomo o donna, ballerino o ballerina che sia. Risparmiateci il solito balletto di accuse e scuse generiche. Vogliamo un nome, un cognome e una lettera di dimissioni. Poi starà al buon cuore del ministro accettarle o rispedire il reprobo dietro il banco delle elementari.
Raminghi. Non raminghe. È così che la scuola italiana va a ramengo. Raminghi: plurale maschile. Una nozione da terza elementare, quindi alla portata persino di un funzionario della commissione ministeriale. Ma anche un ripetente cronico avrebbe potuto scansare la figuraccia, se solo avesse avuto l’audacia di leggere la nota che accompagna la dedica della poesia («a K.») in tutte, dicesi tutte, le raccolte antologiche: «K. è il danzatore russo Boris Kniaseff, che Montale conobbe a Genova, dopo averlo ammirato al Teatro Verdi». (I Meridiani, pagina 1070).
Qualcuno ha avvertito il tipico olezzo della censura: un funzionario con le lancette ferme al 1950 che modifica la poesia di un maschio (etero) sul fascino di un altro maschio, trasformando il ballerino in ballerina. Invece l’unico odore che trapela è quello della sciatteria. Dietro la topica dell’anno non affiora un Catone, ma un Pigrone. Una persona ignorante, superficiale e frettolosa, che ha svolto il suo compito senza cura né rispetto. Ed è proprio questo il punto. Da tempo abbiamo rinunciato alla speranza che la scuola trasmetta ai ragazzi la cultura. Però continuiamo a pretendere che insegni loro, con l’esempio, un po’ di umanità. E un uomo che vive e lavora nella trascuratezza non è un uomo. È un parassita o un frustrato: in entrambi i casi un morto dentro.
Certe derive vanno fermate prima dell’irreparabile. Prima cioè che ci tocchi rileggere un comunicato come quello diffuso martedì sera dal Quirinale, dove qualche funzionario ha messo in bocca all’ignaro Napolitano una frase di condoglianze per la morte dello scrittore Mario Rigoni Stern che faceva riferimento alle «montagne trentine dell’altopiano di Asiago». Ora, ai tempi di Internet, non è più così difficile imparare la geografia. Basta andare su un qualsiasi motore di ricerca, battere «Asiago» e la prima cosa che comparirà sullo schermo sarà la Provincia di appartenenza: VI. Che non sta per Vero Ignorante, ma per Vicenza: splendida città del Veneto, mica del Trentino. La fretta e la superficialità, anche lì. E anche qui: ogni giorno sui quotidiani escono errori e inesattezze per le quali incolpiamo i ritmi di lavoro troppo concitati.
Però alcuni errori rimangono più gravi di altri, per via del loro valore emblematico. Quello del commissario ministeriale che ha cambiato sesso al ballerino di Montale appartiene alla categoria. Perciò invitiamo l’implacabile Brunetta a telefonare alla sua collega dell’Istruzione, affinché si proceda all’identificazione del colpevole. Uomo o donna, ballerino o ballerina che sia. Risparmiateci il solito balletto di accuse e scuse generiche. Vogliamo un nome, un cognome e una lettera di dimissioni. Poi starà al buon cuore del ministro accettarle o rispedire il reprobo dietro il banco delle elementari.
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