Chiunque sia entrato di recente in una classe, ha conosciuto il tipo di nativi di cui si parla in questo articolo. Si tratta dei cosiddetti "natives" (Prensky 2001), ovvero quei ragazzi nati a partire dagli anni '80, cresciuti in mezzo a personal computer e Internet: la prima generazione di giovani socializzati all'uso di una tecnologia da una generazione di adulti che non ha avuto il tempo di comprendere pienamente le logiche di questi nuovi media (Jenkins 2006).
Anche questo non può essere sfuggito a chi abbia frequentato di recente le classi di una qualsiasi scuola. Mentre gli adulti hanno fatto esperienza dello spazio geografico dove per spostarsi da un punto all’altro serve tempo e le distanze si misurano in kilometri, i nativi sembrano avere sviluppato la capacità di muoversi con altrettanto agio nello spazio mediato di rete. Uno spazio che, per essere attraversato, non richiede tempo e in cui le distanze non si misurano in kilometri, ma in nodi della rete sociale che bisogna percorrere di link in link per raggiungere la propria meta. Lo spazio mediato di rete non sostituisce per i nativi lo spazio geografico, ma vi si affianca come una nuova dimensione. Una dimensione fatta di bit e non di atomi. Anzi, una dimensione fatta di comunicazione. Una rete di conversazioni che si fanno permanenti, replicabili, ricercabili e spesso rivolte a un pubblico indistinto (Boyd 2007). Conversazioni permanenti nel tempo, come un messaggio scritto su un post-it, un libro o un post su un blog. Replicabili come qualsiasi contenuto digitale soggetto all’inesorabile legge del copia/incolla e ricercabili con Google. Rivolte (o almeno esposte) a un pubblico indistinto, come un articolo di un quotidiano, un romanzo o il proprio profilo di MySpace.
Oggi lo spazio in cui i nativi digitali passano il loro tempo è questo: si muovono con disinvoltura fra lo spazio geografico dei loro genitori e quello mediato di rete. In questo ambiente ibrido socializzano, fanno esperienze, giocano, apprendono. Ecco, apprendono. È questo lo scenario nel quale alcuni anni fa un gruppo di partner provenienti da Belgio, Inghilterra, Spagna, Austria e Italia hanno deciso di provare ad affrontare (to tackle) da una nuova prospettiva il grande tema dell’alfabetizzazione ai nuovi media degli insegnanti. Oggi, grazie al finanziamento della Commissione Europea, stiamo provando a realizzare questo progetto.
Nasce così Taccle (Teachers’ Aids on Creating Content for Learning Environments), un progetto multilaterale Comenius che alla fine del biennio 2007-2009 produrrà e rilascerà sotto licenza aperta e liberamente modificabile un manuale, un wiki e un corso pilota che mostri agli insegnanti europei come utilizzare lo spazio mediato di rete come ambiente per l’apprendimento. Scrivere per il web, aprire e gestire un blog, comprendere le logiche dei social networks e di Wikipedia, costruire materiali didattici basati sul riutilizzo creativo delle risorse esistenti (mashup) e saper distribuire i propri contenuti in rete applicando a essi le forme di licenza Creative Commons, sono solo alcuni dei temi che il progetto Taccle affronta. È importante formare gli insegnanti su come creare contenuti di qualità che permettano un utilizzo proficuo di questi nuovi ambienti di apprendimento, e questo è lo scopo principale del progetto TACCLE. L'auspicio è infatti quello di contribuire al formarsi di una cultura dell'innovazione nelle organizzazioni educative: nei suoi contenuti, servizi, teorie e pratiche pedagogiche, così come indicato negli obiettivi del programma LLP.
Ma l’innovazione non è solo nei contenuti. I partner hanno infatti concordato sull’idea di utilizzare per lo sviluppo stesso del progetto quegli strumenti e quei principi che Taccle vuole promuovere: ecco perché Taccle utilizza per il proprio sito un sistema di management dei contenuti open source; per scrivere collaborativamente il manuale viene utilizzato un wiki; per raccogliere risorse utili il tag taccleproject su del.icio.us.
Abbiamo deciso di iniziare ascoltando le esigenze dei destinatari del progetto: tutti i processi che porteranno alla realizzazione degli obiettivi di Taccle saranno aperti, trasparenti e condivisi con la comunità dei docenti. Sappiamo che senza il coinvolgimento e la collaborazione degli insegnanti non riusciremmo che a scalfire la superficie di una questione straordinariamente importante per il futuro della nostra società. Per questo chiediamo a tutti i docenti interessati di darci una mano e collaborare a Taccle entrando in contatto con i partner, frequentando e commentando il nostro sito e, soprattutto, dedicando dieci minuti a compilare il questionario online che abbiamo predisposto per iniziare a conoscerci meglio. Il gruppo di partner di progetto ha realizzato il questionario per raccogliere – a livello europeo – informazioni sulle conoscenze, le abilità ed i bisogni dei docenti che utilizzano (o meno) questi strumenti nella loro attività di insegnamento e per comprendere le loro reali esigenze formative.
Sono già tanti gli insegnanti di tutta Europa che in questi giorni lo stanno compilando!
CLICCA QUI PER COMPILARE IL QUESTIONARIO ONLINE
Fabio Giglietto
2 commenti:
Interessante notizia. Ho compilato il questionario e seguito gli sviluppi della vicenda (da casa, come il solito!).
LauraP
Salve a tutti io sarei molto interessato in quanto sto svolgendo una tesi proprio sul medesimo argomento!
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