Ho trovato una mia mail del 2002 dove, a destinatari istituzionali o meno, riportavo gli obiettivi di un progetto che avevo contribuito a scrivere sulla base di un interesse comune, acclarato e condiviso tra i destinatari di cui sopra in quelli che si chiamano "accordi di rete".
Robe di scuola, che sembravano qualcosa da realizare nell'arco di qualche mese, e invece oggi dopo sette anni abbondanti né le infrastruttre tecniche descritte sono tutte attivate né esiste nei normali comportamenti comunicativi identificabili sul territorio (PA locali e scolastiche) una rilevabile Cultura di Rete.
La Cultura Digitale in quanto basata su precise competenze digitali e non su semplice alfabetizzazione informatica - quest'ultima auspicabilmente propedeutica, ma non sufficiente a formare un Abitante digitale - e al contempo consapevole delle dinamiche sociali su web permesse dalla connettività sta nascendo in modo molto faticoso per piccoli esempi di buone pratiche locali, mentre la visione mainstream dei media tradizionali e dell'opinione pubblica continua a raccontare questo Mondo 2.0 con i toni degli articoli di costume, del ritratto macchiettistico dei comportamenti in Rete, della curiosità esotica, oppure con i consueti toni scandalistici nei fatti di cronaca.
Dov'è l'Educazione alla Cittadinanza Digitale?
Se tuttora, nel 2009, vedo lo sguardo annebbiarsi in coloro a cui racconto un po' di questa nuova forma dell'Abitare umano nella consapevolezza tecnologica e nelle dimensioni digitali di un Territorio Aumentato 2.0 - facendo il formatore si cerca di capire quando l'interlocutore non ha ben compreso la nozione - chissà in quale angolo del cervello e della loro enciclopedia mentale i partner e i destinatari di quel progetto del 2002 archiviavano le informazioni alle riunioni di staff, mancando in loro quella cultura in grado di comprendere appieno il significato di alcuni presupposti del ragionamento.
Presupposti che oggi come allora per chi scrive vanno identificati con la promozione e la diffusione di strumenti culturali in grado di rendere i cittadini consapevoli dei loro diritti e doveri (vedi e-government, e-democracy), di moltiplicare l'efficacia dello scambio di informazioni e prassi tra gli attori sociali, di prepararsi a una rivoluzione dei paesaggi umani (fisici, mentali, digitali) armandosi a esempio di una visione sistemica degli accadimenti e di una sensibilità rinnovata riguardo la qualità di un Ben-Stare commisurato alle moderne esigenze del nostro abitare odierno.
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Robe di scuola, che sembravano qualcosa da realizare nell'arco di qualche mese, e invece oggi dopo sette anni abbondanti né le infrastruttre tecniche descritte sono tutte attivate né esiste nei normali comportamenti comunicativi identificabili sul territorio (PA locali e scolastiche) una rilevabile Cultura di Rete.
La Cultura Digitale in quanto basata su precise competenze digitali e non su semplice alfabetizzazione informatica - quest'ultima auspicabilmente propedeutica, ma non sufficiente a formare un Abitante digitale - e al contempo consapevole delle dinamiche sociali su web permesse dalla connettività sta nascendo in modo molto faticoso per piccoli esempi di buone pratiche locali, mentre la visione mainstream dei media tradizionali e dell'opinione pubblica continua a raccontare questo Mondo 2.0 con i toni degli articoli di costume, del ritratto macchiettistico dei comportamenti in Rete, della curiosità esotica, oppure con i consueti toni scandalistici nei fatti di cronaca.
Dov'è l'Educazione alla Cittadinanza Digitale?
Se tuttora, nel 2009, vedo lo sguardo annebbiarsi in coloro a cui racconto un po' di questa nuova forma dell'Abitare umano nella consapevolezza tecnologica e nelle dimensioni digitali di un Territorio Aumentato 2.0 - facendo il formatore si cerca di capire quando l'interlocutore non ha ben compreso la nozione - chissà in quale angolo del cervello e della loro enciclopedia mentale i partner e i destinatari di quel progetto del 2002 archiviavano le informazioni alle riunioni di staff, mancando in loro quella cultura in grado di comprendere appieno il significato di alcuni presupposti del ragionamento.
Presupposti che oggi come allora per chi scrive vanno identificati con la promozione e la diffusione di strumenti culturali in grado di rendere i cittadini consapevoli dei loro diritti e doveri (vedi e-government, e-democracy), di moltiplicare l'efficacia dello scambio di informazioni e prassi tra gli attori sociali, di prepararsi a una rivoluzione dei paesaggi umani (fisici, mentali, digitali) armandosi a esempio di una visione sistemica degli accadimenti e di una sensibilità rinnovata riguardo la qualità di un Ben-Stare commisurato alle moderne esigenze del nostro abitare odierno.
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documento: cosa chiede la scuola al territorio (2002)Il sistema delle Scuole Autonome del Friuli-Venezia Giulia, la cui complessità si evince dalla presenza di più di 200 Istituzioni Scolastiche, con circa 12.000 docenti e oltre 100.000 alunni, nel momento in cui le nuove tecnologie divengono un supporto essenziale per la didattica, per l'organizzazione e la comunicazione interna ed esterna, istituzionale ed inter-istituzionale, richiede la creazione di una rete telematica territoriale.
L'organizzazione della rete che si propone di istituire nell'ambito della Regione Friuli-Venezia Giulia.dovrebbe configurarsi attraverso:
1.. un sistema informativo interno ad ogni Istituto, a servizio dei docenti e degli utenti, visibile attraverso il proprio sito;
2.. una rete scolastica territoriale a supporto della progettualità delle scuole, con forti collegamenti con i servizi al cittadino;
3.. ambiti di riferimento organizzativo delle reti che si possono individuare all'interno delle aggregazioni territoriali già costituite attorno alle Aziende per i Servizi Socio Sanitari;
4.. alcuni centri polo territoriali che afferiscano ad ogni ambito, collocati presso scuole con funzioni di coordinamento ed a servizio delle autonomie scolastiche;
5.. un portale dell'Ufficio Scolastico Regionale a sostegno ed integrazione della rete dei centri scolastici;
Nell'ambito della Regione Friuli-Venezia Giulia, l'Amministrazione Regionale e gli Enti Locali afferiscono entrambi ad un unico gestore del servizio tecnologico.
Le Scuole risultano essere l'unico servizio pubblico escluso attualmente dalla rete delle istituzioni.
A supporto della rete scolastica integrata con la rete dei servizi si richiede:
a) un accesso in rete a larga banda per tutte le Istituzioni e sedi Scolastiche;
b)un servizio tecnico a supporto della rete garantito dal gestore in fase di realizzazione e di esercizio;
c) un servizio di tutoraggio alle scuole in fase di progettazione e gestione dei siti e delle attività telematiche;
d) il cablaggio degli edifici scolastici con l'obiettivo di introdurre tecnologie a livello di ogni aula;
e) una disponibilità di risorse finanziarie provenienti dalla Regione, dallo Stato, dagli Enti Locali, dall'imprenditoria locale, finalizzate al progetto della rete;
f) assegnazione di risorse umane, considerate essenziali alla continuità del servizio negli aspetti didattici e organizzativi, che al momento attuale si identifica in almeno un operatore per ogni centro polo e risorse interne adeguate alla complessità di ogni singola Istituzione Scolastica in rete;
Si propone la creazione di un coordinamento attraverso accordi di rete, sulla base di quanto descritto nel Progetto già avviato a livello regionale dalla collaborazione tra M.C.E. - Istituti Scolastici - INSIEL;
Il coordinamento generale tra Scuole, Regione, Enti Locali, Direzione Scolastica Regionale, Enti che collaborano al progetto, Gestore tecnico del servizio telematico, si auspica venga effettuato attraverso un organismo di regìa da istituire al più presto presso la Regione Friuli-Venezia Giulia.
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